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Storia
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Simboli e regolamenti
Proprio perché occorreva “stare al ruolo” in tutti i sensi – e questo era un concetto strettamente confuciano – furono creati schemi precisi per ogni aspetto che riguardava questo teatro. Anche per i costumi venne ideato un modello non storico, ma standard.
Poiché nell’opera di Pechino venivano presentati episodi della storia cinese o vicende legate a personaggi delle corti imperiali, e poiché le dinastie della Cina erano state decisamente troppe, vennero studiati dei modelli di vestiti che potessero andar bene a vari personaggi, purché riconducibili ai ruoli fissi e quindi essere usati per rappresentazioni differenti.
Ad esempio, il vestito dell’imperatore era sempre giallo, che era appunto il colore imperiale; che sua maestà fosse Yuan, Ming o Qing, ossia di epoca differente, non aveva importanza, indossava sempre lo stesso vestito: la cosa importante era rappresentare il simbolo dell’imperatore.
La standardizzazione dei costumi riguardava naturalmente anche cappelli, copricapi, barbe, scarpe, ventagli, tutto quanto insomma “formava” e caratterizzava il ruolo.
E riguardava inoltre il trucco – che ciascun attore applicava da sé (nell’opera di Pechino solo occasionalmente esistevano maschere, ma piuttosto “visi dipinti”, hualian), seguendo un simbolismo particolare sia nei colori sia nei disegni, in un’operazione che poteva durare ore.
Anche i movimenti delle mani, dei piedi e degli occhi erano convenzionali e permettevano al pubblico una facile lettura e comprensione dei personaggi e della storia. “Hao! Hao!” (Bene! Bene!) era il grido di apprezzamento del pubblico, che non usava applaudire.
Acquerello dell'Istituto di Scenografia di Shanghai.
Acquerello dell'Istituto di Scenografia di Shanghai.