Si tratta di uno dei tanti episodi di un famoso romanzo cinese, Il viaggio verso occidente di Wu Chengen, autore del XVI secolo. Fra fantasie, leggende e realtà, si narra del viaggio di un pellegrino cinese verso l’India alla ricerca dei testi buddisti. L’accompagnano in questo percorso tre curiosi personaggi di stato animalesco-umano, dei quali il più importante è uno scimmiotto, che rappresenta, secondo alcuni sinologi, “l’irrequieta instabilità del genio”.
Il re scimmia ha preso un raro metallo trovato sul greto del fiume della Via Lattea. Il Re Dragone riferisce questa cosa all’Imperatore del cielo che invia Taibai Jinxing (dio del pianeta Venere) a prenderlo, e lo nomina capo delle stalle dei cavalli imperiali. Comunque, quando il Re Scimmia viene a sapere questa cosa, si arrabbia moltissimo e ritorna al suo nascondiglio sul monte Huagnoshan (monte dei Fiori e dei Frutti), e giura di combattere contro il palazzo imperiale come farebbe un Qitian Dasheng (un Saggio divino). L’Imperatore del cielo invia di nuovo Taibai Jinxing, ma questa volta per invitare il Re Scimmia ad una festa imperiale, pensando di tendergli un agguato. Ma il re Scimmia sventa la cosa, afferra dalla tavola pesche sacre, vino e altre varie delicatezze. Prende anche un magico medicinale, jindan (le pillole d’oro), che prevengono sia l’invecchiamento che la morte. Ma il Re scimmia ha poi un momento di insicurezza: così, morsicato uno dei cani imperiali, viene catturato.
In collera, l’imperatore del cielo getta in una fornace il Re Scimmia con l’intento di farlo morire tra le fiamme. Ma il Re Scimmia, poiché ha preso alcune pillole di Jindan, con rinnovata vitalità riesce a rompere la fornace e a far ritorno al monte Huaguosan.
Furente, l’Imperatore del cielo ordina a Li Tian Wang di schierare tutti i suoi soldati per una grande battaglia contro il Re Scimmia, ma anche loro saranno sconfitti.