Le mie opere preferite
di Mei Lanfang
La Bellezza Ubriaca e La Bellezza sfida la Tirannide sono le mie opere preferite. La prima è un'opera difficile che combina un intreccio di canto e di danza. Vi sono vari movimenti di danza come l'appoggiarsi all'indietro tenendo una coppa di vino fra i denti e scivolando lentamente verso terra. Questo può essere eseguito correttamente dopo molto allenamento del tronco e dei muscoli delle gambe. La parte è generalmente rappresentata da attori specializzati in ruoli di donne-guerriero.
La storia della Bellezza Ubriaca è abbastanza semplice. L'Imperatore Ming Huang della dinastia Tang promette di partecipare ad una festa al Padiglione dei Cento Fiori con la sua concubina preferita, Lady Yang (Yang Yuhuan). Ma non mantiene la promessa e si reca invece da Lady Mei nel Palazzo d'Occidente. Lady Yang deve così festeggiare da sola. Poiché si sente infelice, beve pesantemente parlando e comportandosi in modo stravagante. Alla fine, triste ed amareggiata, viene aiutata dalle cameriere a tornare a palazzo a notte fonda.
In quest'opera, la donna beve tre volte, ed i suoi sentimenti sono ogni volta diversi. L'artista deve mostrare questi tre stadi differenti. Dapprima, apprendendo che l'imperatore si è recato al Palazzo d'Occidente, la donna si sente sola e delusa. Ma ha paura che i servitori ridano di lei, così finge indifferenza e mantiene un'apparenza dignitosa. Dopo avere bevuto un po’, la donna pensa all'imperatore ed alla sua altra favorita di cui è gelosa. Sollevando la coppa rivela in qualche modo il proprio disappunto. Alla fine beve troppo e non riesce più a controllarsi. Sorride e beve in modo sconsiderato fino a diventare completamente ubriaca. Dal titolo di quest'opera si capisce subito che si parla di una donna in stato di ubriachezza. In ogni caso dev'essere rappresentata con discrezione, senza esagerare. L'artista deve ricordare che si tratta di una nobildonna di corte che si ubriaca e si perde nel proprio rammarico e nella propria solitudine, non di una donna dai facili costumi che si comporta sconsideratamente dopo aver bevuto. Solo interpretandolo nel primo modo si riesce a trasmettere lo stato d'animo e creare la bellezza della rappresentazione.
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Nel 1935 durante la mia visita in Unione Sovietica, un critico commentò la mia interpretazione della Bellezza Ubriaca dicendo che rappresentavo una nobile donna che si stava ubriacando e che sussistevano tre stadi nella mia gestualità e nelle mie espressioni. In un primo momento la donna nasconde decorosamente il suo viso con la manica mentre beve, poi beve apertamente ed alla fine beve senza ritegno. Penso che questa sia un'osservazione molto acuta. Un altro critico straniero disse di me: "Veramente quando una persona si ubriaca diventa in qualche modo sconnessa e sofferente, una vista disgustosa ed indecorosa. Ma sulla scena ciò non viene manifestato in questo modo, anzi si dovrebbero sottolineare i movimenti armonici e l'armonia del canto e della danza in modo che il pubblico percepisca il sentimento della bellezza". Ciò è esattamente così. Diciamo sempre che sulla scena bisogna trasmettere un sentimento di bellezza; le sue parole mostrano che la pensava allo stesso modo.
Utilizzo La Bellezza Ubriaca solo come esempio. Un artista dovrebbe ben studiare il carattere e la posizione sociale di ciascun personaggio che interpreta, ed analizzarlo con cura in modo da esprimere le emozioni nel modo più corretto possibile. Dovrebbe inoltre studiare i punti di vista di altri artisti, prendendo i concetti principali ed assorbendone il meglio. Non si deve imitare meccanicamente il gesto o l'intonazione dimenticando di adattarli in modo flessibile.
Di tutte le opere in cui ho recitato, La Bellezza sfida la Tirannide è fra quelle cui ho maggiormente dedicato i miei sforzi. Le emozioni appartenenti al personaggio della figlia sono difficili da descrivere. Ci sono due tipi di sentimenti che devono essere rappresentati sulla scena. Il primo è la gioia, la rabbia o la tristezza. Quando le cose vanno bene, ti senti felice; quando vi è la disgrazia, devi mostrare tristezza. Ciò è abbastanza semplice. Il secondo tipo di sentimenti è la conflittualità, le emozioni nascoste: ciò è molto più difficile da rappresentare.
Non appena la figlia compare sulla scena, recita questa frase: "L'usignolo piange sul ramo, versando amare lacrime in segreto". Queste parole mostrano che sta soffrendo atrocemente. E' accaduta un'improvvisa disgrazia. La sua casa è stata distrutta ed il marito è scomparso. Tornando a casa dai genitori, la donna scopre che l'autore di tutto ciò contro il marito è suo padre. Alla luce di queste difficili circostanze, l'artista dovrebbe trasmettere il proprio conflitto interiore - intensa sofferenza e necessità di non perdere la calma.
Solo ora la donna realizza che uomo senza cuore sia il padre, che è ministro e che per giochi di corte e di potere vuole “usarla” come dono per l’imperatore che è potente e quindi la donna non riuscirà mai a sfuggirgli. Come può una donna debole come lei sfidarlo? Ha già comunque escogitato alcuni modi intelligenti per liberarsi. Qui tento di trasmettere lo sforzo che compie per mantenersi tranquilla.
In questo momento critico, la donna improvvisamente si accorge che la sua cameriera, muta, le sta indicando a gesti di fingere di essere pazza. Quindi mostro come la donna si costringa ad accettare questo piano quale ultimo e disperato tentativo.
Perché è così importante trasmettere questi sentimenti? Già fingiamo quando recitiamo una parte, ed il personaggio in quest’opera sta per di più fingendo la pazzia. Dobbiamo sempre ricordarci che la donna sta solo fingendo di esserlo. Non è veramente folle, e questo può essere reso solo attraverso le sue espressioni facciali. Così dal momento che la donna decide di fingersi pazza bisogna dimostrare tre tipi di sentimenti: sentimento genuino quando accetta il piano della serva sordomuta, finto sentimento e finta pazzia nei confronti del padre Zhao Gao, e sentimenti conflittuali quando nel dubbio sta soppesando la situazione.
Tutti questi modi di sentire differenti devono essere interpretati in un breve lasso di tempo. L’artista deve produrre tutto questo da sé. Per prima cosa bisogna dimenticarsi che si sta recitando e rendersi un tutt’uno con la parte da interpretare. Solo allora si possono trasmettere questi sentimenti profondamente e meticolosamente.
Come tutte le altre arti, l’opera classica cinese possiede le proprie basi estetiche. L’opera classica cinese è basata sul canto e su movimenti di danza che devono seguire la cadenza della musica per formare un determinato modello. I bei movimenti di danza creati dagli artisti del passato sono tutti basati su gesti presi dalla vita reale, sintetizzati ed accentuati in modo da diventare arte. E così l'artista ha una doppia finalità: oltre ad impersonare il proprio ruolo aderendo allo sviluppo della storia, deve anche ricordarsi di esprimere se stesso attraverso aggraziati movimenti di danza. Se fallisce in questo, non ottiene un buon risultato artistico. Che il personaggio dell'opera sia o meno pazzo, l'artista deve compiere bei movimenti sulla scena. In quest'opera la figlia deve tirare alcuni peli dalla barba di Zhao Gao con il pollice ed il dito medio, facendo delle smorfie allo stesso tempo. Questo dona un aspetto comico se eseguito in modo lieve. Ma non è meno divertente se enfatizzato. Ogni volta che recito questa parte, constato che il pubblico ride sempre.
La figlia si finge pazza sia a casa che a corte, ma i suoi gesti sono abbastanza differenti. A corte imperiale i suoi gesti dovrebbero essere più manifesti. Questo per dimostrare lo spirito impavido che la donna ha nei riguardi di tutti, anche verso l'imperatore ed i suoi ufficiali. Suggerisce inoltre al pubblico che la corte è un grande posto, molto diverso dalla sua casa. Quando la donna esce, dapprima canta un'aria "Con il capo chino discendo dal carro della fenice…devo vedere cosa il tiranno abbia da dirmi". In questo momento dovrebbe mostrarsi calma e pronta a fronteggiare la difficile situazione che l'aspetta.
Quando sale le scale, prima di rendere omaggio all'imperatore, deve fingere di spolverare il suo berretto e l’abito come un uomo in modo vivace e chiassoso.
Quando l'imperatore è rimproverato dalla donna, si arrabbia e ordina ai suoi soldati di sfoderare le spade e di minacciarla. Secondo la tradizione, questo viene fatto da due soldati. Ma sentivo che non erano abbastanza, così ho apportato una modifica. Faccio ondeggiare le mie maniche d’acqua e li respingo. In questo modo sentivo che la tensione era ancora maggiore. Si dimostrava il coraggio risoluto della donna ancora più intensamente elevando la drammaticità dell'episodio.
Dopo aver lasciato la corte ed aver visto nuovamente la sua serva sordomuta, la donna passa alternativamente dalla gioia alla tristezza, come se non potesse esprimere pienamente i propri sentimenti. Anche allora non potevo rilassarmi neanche per un momento. Sebbene l'opera sia quasi finita ed io sia stanco, rido tre volte, con una nota di tristezza, ed il dramma si conclude in modo triste e solenne.
Un amico che mi ha visto recitare molte volte il ruolo principale in queste due opere ha commentato che mi piace cambiare sempre i miei gesti ed i miei movimenti.
Veramente non lo faccio di proposito. Quando recito una parte, una “nuova comprensione” mi aiuta ad alterare i miei gesti inconsciamente. Ovviamente non si possono cambiare gli elementi principali di un’opera. Ma si può sempre migliorare la propria abilità tecnica a forza di duro studio. La maturità si raggiunge lentamente. Si può arrivare a capire una parte solo dopo molta pratica. Finché non si capisce veramente un personaggio, anche se ci viene insegnato come interpretarlo, non lo si può interpretare correttamente. L’abilità tecnica di un attore migliora negli anni; non può esser forzata. Ammetto che ho migliorato la mia arte attraverso una revisione costante della mia tecnica.
Non c’è limite alla perfezione di un’arte. Esiste un noto detto tra i professionisti: “L’insegnante ti trasmette la conoscenza iniziale, ma fin dove riesci ad arrivare dipende solo da te.” Ciò significa che per raggiungere qualcosa nell’arte, devi batterti strenuamente e perseverare. Se ti affidi solamente al tuo talento e non lavori sodo, o diventi presuntuoso non appena raggiungi un minimo di successo senza accogliere le critiche qualunque esse siano, è certo che non otterrai mai molto.
Non mi sono mai sentito soddisfatto della mia tecnica interpretativa. Prendiamo per esempio l’opera La Bellezza sfida la Tirannide. Ho studiato questa parte per decine di anni, e la gente sembra pensare che questa sia un’opera che io interpreti abbastanza bene. Ma anche adesso continuo a scoprire imperfezioni. Mi ricordo che un giorno, qualche anno fa, mentre recitavo la parte a Shanghai, capitò che la mia voce quel giorno non fosse la solita, cosicché la mia recitazione ne risentì. Il giorno seguente un amico fece questa critica: “Questa è l’opera che preferisco e che ho visto parecchie volte. Sono pieno di ammirazione per la tua meravigliosa recitazione. Tuttavia, penso che ieri tu abbia lievemente esagerato e perso un po’ del tuo solito equilibrio e compostezza: spero farai più attenzione a questo, perché l’esagerazione significa brutta arte”. Presi queste parole molto sul serio. A causa della mia voce non ottima quel giorno, per mascherare la mia debolezza avevo inconsciamente esagerato la mia gestualità. Sono grato al mio amico per avermi sottolineato l’errore, perché ho sempre creduto nell’equilibrio e nella compostezza dell’arte scenica, e nel non accentuare determinate caratteristiche. Ciò è quello che ho cercato di fare in tutti questi anni. Quando non ho rispettato le mie regole, sono stato fortunato poiché qualcuno me l’ha fatto notare in tempo, in modo da potermi correggere. Questo mi è stato di molto aiuto nelle successive interpretazioni.
Da Peking Opera and Mei Lanfang, New World Press, Peking 1981
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